QUESTO DOSSIER HA LO SCOPO DI FAR CONOSCERE QUANTO ASSOCIVILE HA FATTO PER IL FORTE S. TECLA DI GENOVA.
UN ESPERIENZA UNICA IN ITALIA, UN ESEMPIO CONCRETO DI VOLONTARIATO E DI PREVENZIONE FINALIZZATA A TUTELARE IL PATRIMONIO STORICO E AMBIENTALE E A RIDURRE ALTRESI' I RISCHI SUL TERRITORIO.
Il Forte S. Tecla di Genova prende il nome dalla omonima chiesa di S. Tecla inglobata nel cortile interno, si erge maestoso su una delle colline del quartiere di S. Fruttuoso di Genova, a 180 m. slm, dove è possibile ammirare un ampio panorama sulla Città.
Progettato nel 1747 dall'ingegnere militare De Sicre, utilizzato dai francesi, durante l'assedio del 1800 il Forte acquistò l'aspetto attuale con interventi
eseguiti dal Genio militare Sardo tra il 1814 e 1833, in questo periodo fu costruita la caserma frontale, sistemata la cinta e le opere interne con rinforzo di tutti i baluardi delle
mura.
L'area comprende una superficie di c.a 15000 mq. mentre l'immobile è suddiviso in 25 vani di varie metrature . Dal 1996 è compreso nel parco urbano dei Forti di
Genova.
Il sito
Rilievo posto a 180 metri di quota s.l.m. sul crinale che da Forte Richelieu scende verso San Martino.
Accessi:
• da San Fruttuoso: Via Berghini – Via al Forte di Santa Tecla
• da San Martino: Salita superiore al Forte di Santa Tecla
• da Forte Richelieu: lungo il crinale e per via Camaldoli, attraversando l’antica frazione di Santa Tecla
Sul luogo sorgeva una piccola chiesa documentata già nel XII sec.
Nel 1747 (guerra di successione austriaca, assedio di Genova, si fronteggiavano gli eserciti austro-piemontese da una parte e genovese-franco-ispanico dall’altra)
l’edificio risultava
fortificato sul versante settentrionale mediante un semplice trinceramento in terra.
La posizione fu occupata senza colpo ferire dagli Austriaci provenienti dal M. Ratti, che vi impiantarono una batteria rivolta contro le difese genovesi della
Madonna del Monte.
L’importanza militare del luogo, il cui controllo consentiva l’accesso a San Martino ed alla collina di Albaro, da cui le artiglierie potevano minacciare le mura di
Genova, divenuta evidente durante l’assedio del 1747, consigliò la costruzione di una fortificazione permanente che fu immediatamente avviata su progettazione degli ingegneri militari francesi e
liguri.
I lavori si alternarono per decenni a lunghi periodi di stasi e rimodulazione dei progetti.
Nel 1800, comunque, all’epoca del secondo assedio di Genova, il perimetro murario risultava completato ed i francesi poterono, seppur frettolosamente, rendere il
forte operativo contro la
nuova minaccia dell’esercito imperiale.
A differenza del vicino e soprastante Forte Richelieu, il Santa Tecla non fu direttamente interessato dagli scontri.
Pure incruentemente, nell’aprile del 1814, il Forte passò di mano dai Francesi ai reparti anglo-italiani di Lord Bentinck (terzo assedio di Genova).
Con l’annessione di Genova al Regno di Sardegna, ebbe inizio un nuovo periodo di interventi sulla struttura del forte, protrattisi dal 1815 al 1833 ed
oltre.
Ferma restando la pianta originaria (due “opere a corno” sui fronti rispettivamente dei Camaldoli e di San Martino, uniti a formare due “tenaglie” sui versanti
verso Pianderlino e verso il Chiappeto) venne innalzata la caserma centrale di tre piani, fu terrapienata la piazza d’armi interna con conseguente interramento della secolare chiesetta di Santa
Tecla, furono sopraelevati i bastioni verso il Richelieu creando postazioni d’artiglieria in casamatta , vennero potenziate le difese accessorie esterne (“rivellino” all’ingresso, “muri di
carnot” sul perimetro esterno etc.). Il tutto con il tipico utilizzo di laterizio che complessivamente uniforma l’aspetto sabaudo di tutti i forti della cinta esterna di Genova.
Durante i moti del 1849, il forte fu occupato da alcuni rivoltosi genovesi, e rioccupato, ancora una volta senza spargimento di sangue, dai soldati piemontesi di La
Marmora.
Persa ogni importanza strategica sul finire del XIX secolo, rimase semplice caserma, poi carcere militare per prigionieri di guerra.
Demilitarizzato, ospitò anche un’osteria; poi il degrado sino all’occupazione abusiva nel secondo dopoguerra da parte di sfollati ed emigranti.
Dopo un primo restauro all’inizio degli anni ’80; l’incapacità di assegnare una destinazione al bene recuperato, i vandalismi, l’incendio portarono ad un nuovo
intervento di ripristino dal 1996, con la partecipazione attiva, determinante e del tutto volontaristica, di Associvile, che tutt’oggi assicura il presidio ed il mantenimento della
struttura.
Particolari degli ambienti interni prima dell'ingresso di Associvile
Particolari di alcuni ambienti interni dopo l'ingresso di Associvile
Particolare della strada di accesso al forte : Situazione Marzo 1999
Il muro perimetrale completamente nascosto da manufatti comprendenti baracche abbandonate, detriti e rottami.
1° FASE : Smistamento manuale con raccolta differenziata
Situazione Maggio 1999
Situazione Settembre 1999
2° FASE : Pulizia con mezzo meccanico
In 3 giornate : 30/10/1999 - 13/11/1999 - 27/11/1999
Giornata del 30/10/1999
Giornata del 13/11/1999
Giornata del 27/11/1999
Nei primi mesi dell’anno 2001 la Civica Amministrazione, comunica l’intenzione di recuperare le carcasse d’auto e rottami che deturpano le alture di Genova e le zone isolate dove sono abbandonati veicoli, elettrodomestici, mobili ed altri rifiuti.
Associvile segnala immediatamente la presenza di varie carcasse d’auto abbandonate da anni all’interno della cinta del Forte, in posizione non accessibile con normali mezzi. L’operazione è condotta con l’ausilio di un elicottero che recupera i rottami di autoveicoli e motoveicoli.
In questa circostanza chiediamo la chiusura dell’area di accesso ancora soggetta a discarica abusiva con barriere dissuasive e blocchi di new-jersey ed una sbarra dotata di lucchetto per realizzare un perimetro tecnico per il carico dell’acqua alle autocisterne in servizio antincendio, dimostratosi utilissimo successivamente durante lo spegnimento del violento incendio sviluppato nell’agosto del 2001